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Sulle montagne della Mitteleuropa si erge un albergo decrepito, un tempo lussuoso ma ora invaso dai rovi, che ospita un solo cliente: la baronessa Ada von Stetten. La baronessa ha tre amanti molto più giovani, totalmente soggetti ai suoi capricci: li ha comperati, anzi li compra giorno dopo giorno: sono i suoi schiavi. Il proprietario del Bellavista è in bancarotta, al ristorante mancano cibo e tovaglie, il telefono è guasto. A rompere tale atmosfera incantata, fatta di dialoghi degni di Ionesco, interviene il signor Müller, rappresentante di vini: è venuto a riscuotere un credito, e sembra quasi un vento nuovo, ma in men che non si dica viene assorbito nell'atmosfera del mondo che fu. Quindi si presenta il gemello di Ada, rovinato dal gioco e pronto a spararsi alla tempia se la sorella non interverrà a saldare i suoi debiti. Infine arriva la ragazza: Christine. Sarà lei a far cadere una dopo l'altra le maschere sgangherate mostrando la cruda realtà dei personaggi. Tutti condannati senza appello, tutti messi dinanzi alla loro essenza; ma in qualche modo liberati dall'incantesimo. Dramma grottesco fino a oggi inedito in Italia, Al Bellavista va inteso, a quasi un secolo dalla sua prima apparizione, come una pietra miliare del teatro di tutti i tempi.